ArchiSTeA ARCHITETTURA SICUREZZA TERRITORIO e AMBIENTE
Marco Belotti Architetto
Eros Giannini Geometra
Municipio di Gorle
RIQUALIFICAZIONE GENERALE MUNICIPIO CIVICO A GORLE (BG)
EDILIZIA PUBBLICA – RISTRUTTURAZIONE GENERALE + RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA
Progetto Realizzato
La Riqualificazione generale del municipio di Gorle è nata dall’esigenza di adeguare funzionalmente e normativamente la sede comunale edificata negli anni “settanta”, che presentava evidenti segni di inadeguatezza distributiva e funzionale, soprattutto in relazione alla non ottemperanza delle leggi statali e regionali divenute vigenti dopo la sua edificazione (conformità delle reti impiantistiche, adeguamento della coibentazione termica, accessibilità di portatori d’handicap, ecc.).
L’occasione è stata presa a pretesto dal progetto per “rinnovare” anche formalmente quello che dovrebbe essere, in quanto “simbolo comunitario”, il palazzo più rappresentativo del paese.
In questo senso, dal punto di vista estetico e stilistico, si è inteso riproporre attraverso l’uso del mattone in calcestruzzo, quella “modularità costruttiva” che trova nel mattone in laterizio, o nel blocco in pietra (squadrata o di fiume), l’elemento tipologico unitario, costante e già presente, del costruito storico comunale.
Gorle infatti, fino al corposo sviluppo edilizio esploso a partire dalla seconda metà del secolo scorso, si presentava soprattutto come un’ampia coltivia costituito da grandi latifondi, presentante dal punto di vista dell’edificazione limitati e puntuali edifici di carattere patronale o agricolo.
La tipologia costruttiva che univa tutte queste – collegate ma opposte in termini di destinazione – costruzioni, era sicuramente, appunto, l’uso “modulare” del materiale acquisibile o reperibile sul posto, condizione quest’ultima che si declinava in termini costruttivi, in “texture” e “manufatti edilizi” di elevatissimo valore antropico e culturale.
Ci si riferisce in particolare alle murature realizzate con “borlanti di fiume” sottratti al letto del vicino Fiume Serio, disposti a “lisca di pesce” (soprattutto per ciò che attiene i fabbricati di carattere rurale), o ai fronti realizzati con paramenti in laterizi di argilla cotti in fornace, lavorati con finitura “faccia a vista”, presenti in vari fabbricati del borgo storico comunale (e di cui sicuramente, la torretta del complesso fortificato posto all’angolo di Via Battisti/Via Piave risalente al XVI secolo ne è sicuramente l’esempio più significativo), o ancora nei paramenti costruiti con blocchi in pietra squadrata (oltre che sempre in laterizio) impiegati nella realizzazione di parte della storica Villa Zavaritt.
Tutte queste “pelli edificate” realizzate con l’uso unificante dell’assemblamento di componenti edilizi di limitata e facilmente lavorabile dimensione, costituiscono il “filo invisibile” a cui il progetto di riqualificazione ha voluto “aggrapparsi” per dare continuità filologica e costruttiva all’intervento.
Nel progetto si è quindi recuperata, quella continuità tipologica e linguistica già presente nella percezione architettonica del luogo e, in questo senso, si è voluto “restituire” ai potenziali fruitori (i cittadini di Gorle), quegli elementi e archetipi che sono già presenti in loro, e che concorrono a rendere unico un luogo, un paese, una città.
Si è cercato, insomma, di non intendere l’esperienza progettuale come mero esercizio di disciplina tecnica, ma piuttosto come occasione per esprimere la forza del legame che radica un uomo (e i suoi antenati, se vogliamo esprimerlo con un concetto Junghiano) al “suo” luogo e alla terra che abita e vive.
In questo senso, l’uso del blocco “modulare in calcestruzzo” da cm. 11x11x22, diviene fondamentale nella scelta del processo concettuale ed edilizio assunto, visto che attraverso le sue caratteristiche di maneggevolezza (le limitate dimensioni permettono alla manovalanza una facile operatività), di economicità, di resistenza e di affidabilità in termini di durata nel tempo, dimostra di essere un materiale costruttivo moderno, ma allo stesso capace di dialogare espressivamente con gli elementi primordiali impiegati in passato e presenti sul territorio.
Entrando nelle scelte specifiche del progetto, il linguaggio formale adottato fa emergere chiaramente come, la cifra stilistica scelta, sia stata quella di adottare un unico materiale costruttivo per tutto l’intervento: il calcestruzzo, che è stato utilizzato in diversi ma complementari modi al fine di dare la voluta espressività al lavoro.
In questo senso, i “mattoni” di calcestruzzo sono stati interclusi tra le già presenti (sempre in calcestruzzo ma martellinato) pilastrature e fasce marcapiano, mentre le stesse “fasce” orizzontali sono state riprese come elemento di “partizione” orizzontale, nella torre/ascensore (dove il calcestruzzo è stato gettato direttamente in opera).
Le fessure “aperte” ritmicamente “tra blocco e blocco” di calcestruzzo, oltre che rendere “vibrante” la nuova superficie, vogliono alludere agli “agganci pontili” presenti nelle costruzioni di epoca medioevale che probabilmente preesistevano nel luogo in cui è sorto il municipio (documenti della Repubblica Serenissima fanno risalire al sec. XI l’esistenza di un Castello di Gorle), stante l’estrema vicinanza dello stesso al ponte di origine romanica.
Sempre in calcestruzzo, ma realizzati prefabbricati ed “extra cantiere” sono i massicci contorni delle aperture che danno spessore e cadenza alle facciate.
Il risultato ottenuto è : da una parte, un fabbricato che dialoga in modo attuale e moderno, con le tipologie formali già presenti e profondamente radicate nell’architettura locale, e dall’altra, un manufatto edilizio che così riproposto, assume per la collettività di Gorle una forte valenza simbolica e rappresentativa.